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lunedì 16 maggio 2011
venerdì 13 maggio 2011
Sprofondare nella barbarie
(Guerrieri di sabbia, Roberto Brumat) |
Max Horkheimer era un figlio della borghesia tedesca di fine ‘800. Filosofo e attento osservatore, negli anni ’40 già intuì dove saremmo andati a finire con la società dei consumi che stava prendendo piede negli Stati Uniti, dove aveva scelto di vivere. Per lui “La società buona è quella che permette alle persone di agire liberamente come soggetti privi di condizionamenti”. Stiamo vivendo in una società buona? Fondare sul lavoro la nostra esistenza ci rende davvero liberi o fa il gioco di chi usa il nostro impegno per i suoi interessi? E’ giusto mettere al primo posto tra i nostri valori la professione, la scalata al successo, la ricchezza o c’è qualcos’altro di meglio per cui vale la pena vivere? Horkheimer se lo chiedeva e ovviamente aveva risposte diverse da quelle dell’uomo medio del Duemila: non aveva tra le sue massime aspirazioni la partita, la spiaggia affollata, ma nemmeno l’ultimo modello di auto o lo yacht.
Horkheimer si chiedeva perché, anziché progredire anche a livello interiore (oltre che scientifico), l’umanità diventa sempre più barbara. Si rispondeva così: il progresso ci abitua ad accettare tutto e quindi, paradossalmente, ci porta a regredire umanamente. “Questa società- diceva 70 anni fa- impoverisce il significato del pensiero, chiamato solo a farci ottenere risultati pratici e a conformarci a gusti e abitudini che altri hanno programmato per noi. Poche persone decideranno il destino del mondo. E se ne avranno il tornaconto, ci faranno ritenere giuste anche le scelte più immorali”. Vi dice niente?
Da mezzo per dominare la natura la ragione è diventata strumento di potere sulle persone, sosteneva il filosofo tedesco nella sua “Eclisse della ragione”. La salvezza, proseguiva Horkheimer, sta nella capacità di riflettere sui mali del mondo. Niente assuefazione quindi, ma spirito critico, capacità di indignarsi e di dire no, consapevolezza che l’umanità è ancora viva e che quando riprende a parlarsi, riesce a spostare le montagne. ( IRIDE )
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